Molto spesso sentiamo pareri discordanti circa l’opportunità di sottoporre il cane ad un training “addestrativo”. Alcuni lo ritengono indispensabile per una corretta convivenza, altri la considerano una costrizione innaturale.
Chi ha ragione?
Intendiamoci innanzi tutto sui termini, poiché molto spesso si confonde l’addestramento con l’educazione, usando i due termini come sinonimi.
EDUCARE significa impartire al cane tutti quegli insegnamenti che gli permettono di convivere con il proprietario, nell’ambito familiare ed extrafamiliare, in modo sereno e secondo le regole delle buone maniere;
ADDESTRARE, invece, vuol dire insegnare al cane comportamenti finalizzati nell’apprendimento di un preciso lavoro: pensiamo alla difesa, alla caccia, alle attività sportive come l’agility, l’obedience o la mobility.
A queste ultime attività il cane deve essere avviato quando ha già ricevuto le basi complete dell’educazione e quando la sua età gli consente di concentrarsi su esercizi che richiedono particolare concentrazione.
L’addestramento non è sempre necessario, soprattutto se vogliamo il cane come semplice compagno di vita, mentre l’educazione è un passaggio fondamentale.
Nelle case degli italiani vivono circa sette milioni di cani. La maggior parte di essi risiede nelle città: sono, come si suol dire, cani urbani. Se per noi umani vivere la vita di città comporta difficoltà e stress, immaginiamo quanti e quali problemi possa incontrare il nostro amico a quattro zampe. E’ pertanto necessario, per il suo bene e per la tranquillità del suo proprietario, che esso sia preparato a vivere secondo precise regole di buona educazione, a fianco del proprietario e sotto il suo pieno controllo.
Alcuni contestano l’opportunità degli interventi educativi sostenendo che per un cane non è naturale camminare a fianco del proprietario o attenderlo seduto fuori di un negozio. E’ sicuramente vero che ciò non è “naturale”, che i lupi non sono capaci di farlo, ma questa ormai è la nostra vita ed è la vita dell’animale che ci accompagna da migliaia di anni. Insieme, pertanto, dobbiamo adattarci ad essa nel migliore dei modi, ricordando che per il cane vivere accanto al suo proprietario è la cosa più importante e se rimarrà un “selvaggio” ingestibile non lo potrà sicuramente fare.
Circa l’età nella quale cominciare il programma educativo, purtroppo è ancora largamente diffusa l’idea che, trascorso un lungo periodo in cui al cucciolo viene consentito di fare tutto ciò che vuole, si possano risolvere problemi mandandolo “in addestramento”. E’ maggiormente diffusa, infatti, l’opinione che il cane “si addestra” a non meno di 8-10 mesi, se non addirittura ad un anno di età.
In realtà quello che desidera il proprietario non è un training addestrativo ma un programma generale di educazione e l’età più idonea per attivare questo tipo di processi di apprendimento è quella di 2-3 mesi, quindi il periodo immediatamente successivo a quello del suo ingresso in famiglia, in modo che non si consolidino comportamenti inappropriati.
Teniamo inoltre presente che l’educazione del cane sarà sempre compito del proprietario. Oltre a destabilizzare il cane, infatti, l’educazione di base impartita da una persona diversa, sia pure un professionista esperto (sempre che un professionista possa accettare un simile incarico!), non sarà di alcuna utilità, perché non rafforzerà il rapporto cane-proprietario e quest’ultimo non imparerà a gestire il proprio cane, che dimenticherà in breve tempo tutto ciò che ha appreso da un estraneo.
Un training educativo certamente non farà diventare il vostro cane un novello “commissario Rex” delle avventure televisive, ma farà sì che possiate instaurare con lui una corretta relazione e farne un animale ben educato che sappia comportarsi in modo adeguato in qualsiasi circostanza.
Avere un cane, infatti, significa condividere con lui gran parte della nostra vita, farlo vivere al nostro fianco in tutte le occasioni e nei diversi contesti di interazione, in un rapporto di amicizia e collaborazione, nel rispetto dei differenti ruoli.